Salvatore Vigorini
Secondo i dati forniti dal Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, sono 1,2 milioni le assunzioni previste per il trimestre febbraio-aprile 2023, più 175 mila rispetto allo stesso trimestre del 2022 (+17,1%). Ciò che emerge particolarmente è la crescita del mismatch tra domanda e offerta di lavoro che riguarda il 46,2% dei profili ricercati, il 6% in più rispetto ai dati di un anno fa.
I settori maggiormente caratterizzati dalla crescente domanda di lavoro sono quelli delle costruzioni, dell’industria manifatturiera, dei servizi alla persona, del turismo, del commercio e dell’ICT. E’ proprio in questi settori che si registra la maggiore difficoltà a reperire risorse, con tempi di ricerca dei profili molto lunghi, pari a 6-12 mesi nel 16,85% dei casi e superiore ai 12 mesi per l’8,1%.
Tale difficoltà a reperire i profili professionali necessari non appare esclusivamente dovuta al disallineamento tra le competenze richieste e quelle possedute, ma alla difficoltà a rintracciare candidati rispetto alle posizioni aperte dalle aziende.
Questi numeri portano inevitabilmente a pensare che il mismatch tra domanda e offerta di lavoro sia la principale patologia che sta caratterizzando il mercato del lavoro, rappresentando una piaga economica e sociale che a livello mondiale interessa oltre un miliardo di persone e che può determinare una perdita di produttività stimata intorno al 6%.
Le cause sono certamente da rintracciare nel preoccupante calo demografico, negli effetti della trasformazione digitale sul modo di produrre e lavorare e, soprattutto, nell’incapacità di adeguare i sistemi d’istruzione e formazione ai veloci cambiamenti in atto.
In questo momento ci si trova di fronte alla paradossale situazione nella quale per i soggetti altamente formati non c’è una rispondente domanda di lavoro, mentre l’elevata domanda di lavoro finisce per coinvolgere soggetti che non possiedono le giuste competenze.
Per superare tale anomalia appare prioritario rivedere il nostro sistema d’istruzione e formazione, aggiornare l’offerta formativa rispetto alle reali esigenze del tessuto produttivo ed orientare le persone verso i giusti percorsi formativi e lavorativi.
Inutile dire che la priorità è avvicinare il sistema d’istruzione e formazione a quello delle imprese, con l’obiettivo di mettere in relazione il territorio e di orientare le persone rispetto alle opportunità che quel territorio può offrire dal punto di vista lavorativo.
Raccordare il mondo dell’istruzione e formazione con il sistema produttivo di un territorio deve servire prima di tutto a consentire ai giovani di conoscere le opportunità lavorative che le imprese di quel territorio possono offrire e intraprendere percorsi formativi finalizzati a raccogliere tali opportunità. Ma la formazione deve essere anche il modo per consentire ai giovani di prendere coscienza delle proprie capacità, di scoprire talenti e vocazioni.
Occorre quindi che le aziende assumano il ruolo di protagoniste di questo processo, investendo sempre di più nella creazione di Academy aziendali finalizzate a sostenere gli obiettivi di business e a creare occupabilità.
Le Academy devono essere delle vere e proprie “scuole d’impresa” nelle quali si condividono conoscenze, saperi, tecniche e valori aziendali per sostenere la crescita dei collaboratori e per avvicinare giovani talenti.
Con le Academy si fa strada una nuova idea di formazione, non più un semplice catalogo di corsi da mettere a disposizione dei propri collaboratori, ma un luogo fisico o virtuale, orientato alla condivisione continua di contenuti e conoscenza. Le Academy devono essere il nuovo cuore pulsante delle organizzazioni, capace di sostenere il cambiamento e le strategie aziendali attraverso l’accrescimento delle competenze chiave richieste dall’organizzazione.
Non si tratta solo di creare le giuste condizioni affinché le aziende si attivino per garantire ai propri collaboratori momenti formativi attraverso una propria divisione interna, come già accade nella gran parte dei contesti, ma di un ulteriore passo in avanti che porti le imprese ad aprirsi al territorio nel quale operano, iniziando a condividere conoscenza, ad operare in sinergia con scuole, università e centri di ricerca, ad ospitare progetti di alternanza scuola-lavoro, ad attivare apprendistati di primo e terzo livello, a diffondere la cultura e i valori aziendali, aumentando il proprio engagement e attraendo talenti.
Le Academy devono quindi divenire delle vere e proprie business unit, autonomamente organizzate e capaci di svolgere una vera azione sociale, sostenendo il business dell’impresa con specifiche azioni di comunicazione finalizzate a promuovere i valori aziendali, relazionandosi con il sistema d’istruzione e formazione del territorio, erogando formazione non solo al personale interno ma anche alle tante persone in cerca di occupazione, sostenendone l’occupabilità.
Per raggiungere questo obiettivo ciascuno deve fare la propria parte: il governo deve intervenire per consegnare al nostro Paese, in tempi brevi, un sistema d’istruzione e formazione più moderno e operando una veloce riforma dei servizi per l’impiego e dei sistemi d’incontro tra domanda e offerta di lavoro; le parti sociali devono sostenere il sistema imprenditoriale e attraverso i Fondi Interprofessionali proporre adeguati strumenti di finanziamento delle azioni formative e le aziende devono, in molti casi, fare un importante salto culturale comprendendo quanto sia importante operare un investimento in tal senso per evitare di dover rinunciare alla propria crescita per l’impossibilità di reperire i giusti profili professionali sul mercato.