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L’Intelligenza Artificiale tra regolamentazione e opportunità

Salvatore Vigorini: Corretto favorire lo sviluppo dell’IA in una visione antropocentrica

Oggi intervistiamo Salvatore Vigorini, vicepresidente Nodus ed esperto di relazioni industriali per parlare di regolamentazione dell’uso dell’Intelligenza Artificiale.

Vigorini, qual è lo scenario attuale sull’ Intelligenza Artificiale?

È una grande rivoluzione che avrà certamente risvolti positivi, soprattutto per quanto riguarda il suo utilizzo nel mondo della produzione e del lavoro. Sarà artefice di profondi cambiamenti nel modo di lavorare, che dovranno essere opportunamente sostenuti con interventi formativi per adeguare il set di competenze dei lavoratori, ma il suo uso va sicuramente regolamentato per evitare minacce alla privacy e ai diritti fondamentali delle persone.

Da questo punto di vista, una prima risposta potrebbe arrivare dall’AI Act approvato dall’Unione Europea nelle scorse settimane?

Certamente. Proprio l’AI Act, del quale si attende la pubblicazione nella gazzetta UE entro il prossimo 12 luglio, introduce nell’Unione Europea, senza la necessità di norme di recepimento da parte degli stati membri, un insieme di regole in materia di intelligenza artificiale per promuoverne lo sviluppo e l’adozione nel mercato interno, garantendo la protezione dei diritti fondamentali e degli interessi pubblici tutelati dal diritto dell’Unione Europea.

Anche in Italia si sta tentando di introdurre nuove regole in materia. Cosa ne pensa?

Sì, nei prossimi giorni prenderà il via in Senato l’iter parlamentare per la discussione e l’approvazione del disegno di legge contenente disposizioni e delega al Governo in materia di intelligenza artificiale. Il Ddl, composto da 26 articoli, rappresenta il primo tentativo di uno stato membro dell’UE di regolamentare l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale a seguito dell’approvazione dell’ ”AI ACT”, rimanendo coerente con le disposizioni contenute nello stesso. La finalità del Ddl è quella di promuovere in Italia l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, anche attraverso lo stanziamento di specifiche risorse economiche, in una dimensione antropocentrica che possa rappresentare la vera garanzia rispetto ai rischi connessi ad un uso massivo dello strumento.

Quali ambiti si intendono regolamentare con il Ddl sull’intelligenza artificiale?

Il Ddl, fissa dei principi generali che dovranno costituire i capisaldi dell’impianto normativo quali la possibilità di intervento e sorveglianza dell’uomo rispetto alla macchina, la robustezza tecnica delle tecnologie, la sicurezza dei dati, la riservatezza e la governance delle informazioni, la trasparenza rispetto agli utenti fruitori delle tecnologie, il rispetto delle diversità, la non discriminazione e il perseguimento del benessere sociale ed ambientale.

Quali saranno gli obiettivi ?

La volontà è certamente quella di stimolare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale vista come asse strategico della futura competitività del nostro paese perseguendo la sostenibilità digitale e quindi ponendo in primo piano la salvaguardia dei diritti umani fondamentali e le libertà individuali.

L’IA è da temere?

No, soprattutto per ciò che attiene il mercato del lavoro. Operando una giusta regolamentazione, saranno maggiori i benefici rispetto ai rischi. Anche il Ddl pone in risalto le potenzialità dell’intelligenza artificiale quale strumento che potrà garantire un miglioramento delle condizioni di lavoro favorendo l’integrità psicofisica e alzando la produttività delle persone.  Per tale motivo, sia l’AI ACT che il Ddl italiano tendono solo a regolamentare gli aspetti che hanno destato maggiori preoccupazioni negli ultimi mesi quali i rischi connessi a forme di controllo e discriminazione dei lavoratori nonché il rischio di sostituzione soprattutto nelle professioni intellettuali. L’attenzione viene posta sul rispetto di diritti inviolabili quali il rispetto della dignità umana e la riservatezza dei dati personali nonché l’attuazione di pratiche discriminatorie in funzione del sesso, dell’età, delle origini etniche, del credo religioso, dell’orientamento sessuale e delle condizioni economiche e sociali.

Con le giuste regole sarà possibile dare libero sfogo allo sviluppo dell’IA senza recare danni alle persone.

C’è un rischio di sostituzione delle professioni intellettuali?

Il rischio di sostituzione non è un pericolo reale e comunque anche  il Ddl limita l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale nelle professioni intellettuali, consentendone l’uso esclusivamente per esercitare attività strumentali e di supporto al professionista e tutelando la  prevalenza del lavoro intellettuale oggetto della prestazione d’opera.

Si vuole salvaguardare il rapporto fiduciario tra professionista e cliente affermando il principio che l’IA debba essere strumento di supporto dell’uomo scongiurando la sostituzione. Ciò è corretto perché il vero vantaggio sarà nell’affiancamento e non nella sostituzione del professionista.

Quindi condivide le finalità di queste prime forme di regolamentazione?

Le due regolamentazioni non vogliono porre dei limiti, al contrario vogliono stimolare l’utilizzo dell’ IA ma in modo consapevole  e funzionale evitando che l’uso distorto di tali sistemi possa avere ricadute negative sulle persone. Questo ritengo sia l’approccio più giusto per affrontare e gestire una rivoluzione così importante e inarrestabile.

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